di Gianmarco Iaria
C’era già stata la restituzione delle deleghe all’ambiente da parte dell’allora vicesindaco, Mario Romeo, all’allora sindaco Gregorio Frosina; c’erano già state le fuoriuscite di Rocco Dominici, dimissionario assessore ai lavori pubblici e protezione civile, e Francesco Maiorana, dimissionario delegato alla cultura. Entrambi usciti dalla maggioranza in polemica con la linea adottata, entrambi “traditi” rispetto alle intenzioni di un’amministrazione comunale che ben presto si è dovuta scontrare con la realtà, in primis con le macerie materiali del dissesto economico-finanziario e quelle etico-morali del post scioglimento per condizionamento mafioso. Bagnara usciva dal periodo più buio della sua storia amministrativa dal dopoguerra in avanti, i problemi da affrontare erano tanti e una coalizione composta da diverse anime messe insieme per vincere le elezioni, a fatica si teneva compatta. Il CoVid che di lì a poco avrebbe reso tutto un’emergenza continua aveva ritardato di qualche mese la crisi di giunta, deflagrata nell’agosto 2020 e risolta poi con il siluramento di Angela Randazzo e l’appoggio “esterno” di una parte della minoranza, sfociato poi in un accordo elettorale.
Sembra trascorsa un’era geologica. Eppure, ciò cui oggi ci troviamo ad assistere trova non pochi punti di contatto con la situazione di allora. Fuoriuscite e malcontenti, dimissioni dichiarate, protocollate, ritirate: espressioni come “Senso di responsabilità” che si fanno largo nel dibattito pubblico, negli interventi in consiglio comunale, nei comunicati stampa delle forze politiche. Financo la natura (chiamiamola così, anziché “incuria trentennale”) fa il suo: se in quel dicembre 2019 a cedere fu la strada di accesso al porto, ciò che ora ha ceduto è stato proprio il porto, quel molo di sopraflutto che proprio in quell’inverno di cinque anni fa subì i danni peggiori, oggi, in qualche modo, giunti ad un ampiamente prevedibile – e per questo ancor più triste e desolante – epilogo.
Le vicissitudini politico-amministrative (e giudiziarie) di questi cinque anni hanno portato, in qualche modo, a lasciare che quell’angolo di porto sia rimasto lì, appeso in bilico, come un ammonimento quotidiano. L’inagibilità prima, poi l’inchiesta per disastro ambientale con annesso sequestro, le cronache nazionali che riportano il porto come punto di arrivo di neve bianca della Colombia (?) (luglio 2023). Per tornare poi con la memoria indietro di qualche decennio: le cronache e i racconti di chi ha qualche capello bianco in più, e ricorda un po’ con gli occhi sognanti le proteste di popolo degli anni ’70 affinché il porto potesse essere finanziato e realizzato, oppure storce il muso a ricordare i primi progetti, che volevano l’infrastruttura in zona Baetta anziché Marinella, e abbassano poi gli occhi ricordando il periodo in cui si iscrive l’epoca delle gare d’appalto: i morti ammazzati quotidiani per strada, l’autobomba all’ingegner Musella, gli interessi delle cosche di Catania per i lavori. Che il porto non sia nato sotto la migliore stella, lo sappiamo tutti coloro che siamo nati e cresciuti a Bagnara negli ultimi trenta/quarant’anni. Che potesse e dovesse diventare strumento di crescita per la comunità di Marinella, per il settore della pesca, per il turismo, “volano dell’economia bagnarese”, lo sappiamo altrettanto. Ma a Bagnara ci piace vivere di conflitti per l’orticello e pianti sul latte versato (o sui muri crollati), sperando nelle colpe e negli errori degli altri, o magari provando a indurli e propiziarli, convinti che poi non ricadranno in ogni caso anche sulle nostre teste.
Sul porto negli ultimi cinque anni si è fatta nient’altro che speculazione politica, e da questa sede si sfida chiunque a dire il contrario. Passerelle di politici nazionali e regionali, promesse, strette di mano a favor di foto, convegni e poi finanziamenti usati come leva elettorale, per convincere a votare a questa o quella tornata elettorale o per convincere che fossero fumo negli occhi e promesse vane. E poi denunce, ricorsi e contro-ricorsi amministrativi, assegnazioni dirette, assegnazioni-ponte, rescissioni e revoche. E il muro stava sempre lì, in bilico, pronto a cadere da un momento all’altro, in attesa della successiva mareggiata che avrebbe riportato tutti alla realtà, come solo il mare sa fare.
Dal 2019 al 2023 la popolazione residente a Bagnara Calabra è calata di 460 unità (fonte: Istat). Una diaspora che è sotto gli occhi di tutti, principalmente di under 30, che alza pericolosamente l’età media della cittadina in maniera tale da impedirle una prospettiva di futuro a medio-lungo termine: è questo il peccato originale scontato dalla passata giunta di Gregorio Frosina, chiamato sin dall’inizio come salvatore dei conti comunali e disposto a solo un altro giro di valzer con la fascia tricolore, è questo lo stesso peccato che sta scontando la giunta Pistolesi, che non ha dato ai suoi elettori una prospettiva che vada oltre il quinquennio oggi al giro di boa. C’è da qualche parte un progetto politico che vada oltre l’assalto a Palazzo San Nicola e il desiderio di una vittoria elettorale limitata al contingente del momento? Avrà la forza Pistolesi – o chi per il suo gruppo – di estendere l’orizzonte del “Cambiamento” oltre i cinque anni iniziati nel 2022, accettando l’idea che anche per le rivoluzioni ci vuole tempo, e che magari vadano programmate? L’opposizione si starà mobilitando, andando oltre le polemiche del momento, le photo opportunity con le figurine che oggi ci sono e domani chissà, nonché la sindrome del “se c’eravamo noi” (faciuvu c….i, suggerirebbe l’ironia popolare)?
Perché la partita per il paese si gioca tutta qui. Sul capire che la barca su cui siamo è la stessa per tutti, e sino ad oggi abbiamo navigato a vista, con l’esclusiva intenzione di rubare di mano il timone al capitano del momento. E fra diatribe effimere e polemiche sterili (l’abbiamo fatta l’ennesima discussione sull’isola pedonale, sì? Esaurita anche per quest’anno? Possiamo tornare a parlarne a luglio, ancora?), ci siamo persi di vista la rotta, non sappiamo più dove andare. E ci perdiamo di vista anche l’essenziale, come può essere semplicemente il mettere in sicurezza un muro che sta per crollare da cinque anni.
L’augurio di buon Natale e buon Anno non può che essere col magone, bisogna inventarsi qualcosa “Per poter riderci sopra, per continuare a sperare”. L’anno che sta arrivando tra un anno passerà; chissà se qualcuno si sta preparando, sarebbe una novità.