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"Il Viaggio", il murales di Andrea Mirarchi realizzato sul lungomare di Favazzina

Andrea MirarchiAndrea MirarchiÈ intitolato "Il Viaggio", il murales che Andrea Mirarchi, ventiduenne proveniente dall'Accademia di Belle Arti di Brera ha realizzato sul lungomare di Favazzina, lavorando alacremente per sette giorni, in condizioni meteo, a dir poco proibitive. Un nome che è metafora e archetipo assieme, soprattutto a queste latitudini omeriche.
"Tutti vivono difficoltà, chi più chi meno", scrive il giovane artista nella sinossi. "Difficoltà che vanno affrontate - prosegue Mirarchi - con coraggio da cavallo alato. Perchè dopo, per chi sa osare, c'è la danza leggera senza armature; e dopo aver ballato, il riposo è più dolce". Del resto, come scriveva Cesare Pavese: “Non ci si libera di una cosa evitandola, ma soltanto attraversandola”. È un'opera "muraria" intrisa di simbolismo e di rimandi, quella concepita da questo sperimentatore in erba, già graffiataro, figlio di calabresi, che hanno costruito le loro vite lontano dalla terra d'origine, senza disperdere le radici. Sono immaginari onirici quelli ideati da Mirarchi. Un destriero alato, che evoca il coraggio indomito, campeggia al centro del murales, stagliandosi sullo sfondo di un mare rosso purpureo.
Scilla, il serpente a sei teste è un groviglio tentacolare che attorciglia l'uomo, rappresentando le peripezie giornaliere dell'Odisseo contemporaneo. La cavaliera, protagonista, dalla facile immedesimazione, perde l'elmo, ma non la speranza mentre si avvicina alle colonne dell'Ignoto. La signora dai capelli stellati incarna la notte, la fine, la morte e ha un'espressività, che ricorda i drammi di Guernica, ripresi nel Pinelli di Enrico Baj. E infine il ciliegio richiama la siepe, al di là del volo. C'è anche una dedica a Matisse e alla sua danza, con l'evocazione dell cerchio della trasformazione, dove le inibizioni si dissolvono. Gli uccelli rossi raffigurano la trasformazione in divenire, mentre la figura addormentata sopra le stelle, il riposo. Nella casa riecheggia da ultimo il tema del ritorno, attraverso la finestra rossa, viatico per un'altra vita, gate verso nuovi paesaggi. La bellezza salverà il mondo, mentre le macchie cromatiche declinate in arte possono abbellire ecomostri, imbellettare scheletri di calcestruzzo e ribaltare semanticamente incompiuti calabri con gusto estetico e ricerca di senso, come in questo caso.
 
Cla.Car.
 
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