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14 luglio 1970... esplode la rabbia di Reggio. Una rivolta di popolo nella torrida Estate del "Boia che molla"

Saverio VerduciSaverio VerduciLa sintesi del Prof. Saverio Verduci

I “Fatti di Reggio” rappresentano sicuramente nel quadro degli avvenimenti politico-sociali del XX sec. l’evento popolare che ha ricoperto un ruolo di una certa importanza non solo nella storia locale ma anche nazionale. Una intera città in rivolta, unita e compatta, per rivendicare il Capoluogo di Regione. Professore, da storico, le chiediamo di darci una sintesi di quanto avvenuto a Reggio Calabria nell’estate del 1970 e i suoi riflessi attuali a distanza di ben 54 anni.

Più di mezzo secolo è ormai passato da quella torrida estate di quel 14 Luglio 1970 quando Reggio, bella e gentile, si ribella. Esplode in una rabbiosa protesta di massa che è passata alla storia con la denominazione di "Moti di Reggio", l'unico vero moto popolare dell'Italia Unita.

Reggio urla, Reggio protesta contro uno scippo sociale, politico e umano: la scelta di Catanzaro quale città capoluogo di regione. Dieci mesi di assedio, dieci mesi di barricate fino all'arrivo dell'esercito.

Una città stremata, soffocata, ma che riesce a riconoscere la propria identità e il proprio ruolo sociale e che la vede unita, compatta nella difesa di ciò che sempre l'aveva contraddistinta e che ora le veniva sottratto.

Una vera guerriglia urbana che lasciò sul terreno le macchie del sangue della Rivolta: tra i manifestanti Bruno Labate 15 Luglio 1970, Angelo Campanella 17 Settembre 1970 e Carmine Iaconis 17 Settembre 1971 e due poliziotti Vincenzo Curigliano il 17 settembre 1970 e Antonio Bellotti il 16 gennaio 1971.

Il Governo centrale guidato dall'allora Presidente Emilio Colombo non riuscì nel breve tempo, a trovare una soluzione capace di placare un conflitto riguardante la distribuzione di ulteriori opportunità di crescita e di sviluppo.

Dannata la decisione per Reggio che nel Pacchetto Colombo così era stabilito: Capoluogo e Giunta a Catanzaro, Assemblea del Consiglio regionale a Reggio, Università a Cosenza, assegnazione del V polo siderurgico a Gioia Tauro e sede Liquichimica a Saline Ioniche.

Reggio non ci sta all'accordo! Reggio urla e difende quello che sperava, forse a giusta ragione, essere suo! Reggio rivendica il Capoluogo di regione. In città l'ordine pubblico è sempre più in crisi; la situazione proprio nella serata di quel 14 Luglio degenera diventando esplosiva: polizia e manifestanti si scontrarono apertamente in Via Marina dove le forze dell'ordine ricevettero il dictat di caricare la folla; un gesto azzardato ed estremo che lasciò sull'asfalto le prime macchie di sangue. Immediatamente nella stessa serata furono operati i primi fermi di polizia presso Piazza Italia anche se successivamente annullati su ordine del Prefetto al fine di non aggravare la già tesa e abbastanza grave situazione sotto il profilo dell'ordine pubblico.

Dal 14 luglio 1970 al 31 dicembre 1971 sono state denunziate 851 persone: di esse, 723 sono incensurate e circa 400 persone sono minori din anni 25 mentre oltre 100 sono minori di anni 18. Nello stesso periodo sono stati instaurati 144 procedimenti penali a carico di 269 persone - (rapporto prefettizio del 21 luglio 1972). In realtà, nel dicembre 1975 risultavano ancora procedimenti giudiziari contro 562 persone. Non ci fu mai nessuna amnistia. Dal 5 luglio al 13 ottobre 1970 si verificarono 103 scontri di piazza, più di uno al giorno.

Sono questi alcuni dei dati che permettono di capire il reale clima di tensione e di protesta sociale messo in atto da una città che nonostante tutto, continua a non arrendersi.

Mesi febbrili in cui tutta la città è messa a ferro e fuoco.

La città circondata dalle barricate urla, al seguito di Ciccio Franco:"Boia chi molla"! Nel Rione Sbarre, tra i più rivoltosi, nasce la Repubblica di Sbarre da dove per mesi lanciò i suoi proclami e infiammò la mobilitazione, Radio Reggio Libera. Durante le “cinque giornate” di Reggio, dal 18 al 22 luglio 1970, venne assaltata e data alle fiamme la Questura e, in quel caso, il questore Santillo, che era giunto a Reggio nel 1967 proveniente dalla Squadra Mobile di Roma, dichiarò: «Possono bruciarci vivi ma noi non rispondiamo. Evacueremo l’edificio se necessario, ma non spareremo un colpo». Eppure, proprio alla brutalità della polizia in piazza si deve – secondo tanti – l’escalation della rivolta.

L'Arcivescovo Metropolita Mons. G. Ferro nel drammatico tentativo di placare l'esasperazione di una città infuriata e arrabbiata decide di portare in processione la Sacra Effige di Maria della Consolazione; i reggini si affidano a Lei nella speranza e nella fede, ma intanto la Rivolta degenera allo stremo.

Reggio è ferita; Reggio è ormai una città stremata! Dieci lunghi mesi di rivolta lentamente si stanno spegnendo sotto l'azione pressante di carri armati e forze dell'ordine guidate dal Questore Santillo che con calma pragmatica diedero fine ad Una Rivolta di Popolo.

Anche oggi come cinquanta anni fa la storia si ripete! Anche oggi Reggio è scippata quotidianamente nel suo essere città! Oggi come allora la storia si ripete, con una sola grande differenza: rispetto ad allora, oggi i reggini non si indignano più!

Redazione CostaviolaNews